Lizza della Canalonga
Percorso a torto poco frequentato che si sviluppa attraverso le vie utilizzate sia per il trasporto a valle del marmo (la Lizza della Canalonga) che per accedere al luogo di lavoro (il Sentiero dei Cavatori) tra pareti verticali e boschi.
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MAPPA DI LOCALIZZAZIONE
SINTESI DESCRIZIONE:
Dalla strada per Vinca si segue il sentiero 196 che aggira la montagna per poi inoltrarsi nel Vallone della Canalonga
Si percorre l’omonima lizza realizzata nel XIX secolo per il trasporto verso valle del marmo prodotto nella cava posta più a monte, presso il Monte Sagro ad una quota di circa 1100 metri.
Su sentiero sconnesso con ripidi strappi si raggiunge il tratto più spettacolare dell’inclinato percorso che taglia la verticale parete del Balzone. Alcune sezioni sono state attrezzate con cavo metallico o corda per rendere più sicura la progressione.
Dopo aver faticosamente risalito una forra, si abbandona provvisoriamente la via di lizza per raggiungere la Terrazza del Balzonetto, meraviglioso punto panoramico.
Ritornati sui propri passi, si riprende a salire lungo l’ampia via che conduce alla soprastante cava.
Raggiunto un incrocio con un’altra strada, si compie una seconda deviazione portandosi presso gli edifici del Balzone e ad un altro punto panoramico con notevole vista.
Imboccato il tracciato 139 si segue la “Strada marmifera della Stretta” poi il “Sentiero dei Cavatori”, il percorso utilizzato dai cavatori vinchesi per recarsi sul luogo di lavoro.
Oltre il Passo dello Zoppello si scende nel bosco, a tratti ripidamente e con numerosi scalini, inizialmente affiancati da cavo metallico e corde, tagliando la scoscesa parete verticale.
Oltrepassato il torrente Lucido, il percorso prosegue in leggero saliscendi fino al paese di Vinca, punto terminale dell’escursione se si avesse portato un’auto all’ingresso del paese oppure utilizzando i mezzi pubblici. In alternativa, se non si fosse trovato un passaggio verso valle, si deve percorrere a piedi gli oltre 3 km di strada asfaltata di accesso al paese per ritornare al punto di partenza.
DESCRIZIONE COMPLETA:
Risalita con le auto la strada che porta a Vinca, nelle Apuane settentrionali, ci fermiamo al punto di partenza del sentiero 196 posto appena prima della serie di tornanti che caratterizzano l’ultima parte del tragitto asfaltato per il borgo.
Oggi siamo un gruppetto numeroso e abbiamo in programma un itinerario ad una quota medio-bassa. Per chiudere un anello sarebbe necessario percorrere a piedi gli oltre 3 km di strada asfaltata che collegano Vinca al punto in cui ci troviamo per cui, approfittando del fatto di avere più di un’auto, ne portiamo la parte necessaria all’inizio del centro abitato. Chi è venuto a provare il percorso alcune settimane fa, si è fatto caricare da un’auto di passaggio. Considerando bene gli orari, si potrebbe sfruttare anche il raro trasporto pubblico.
Indossati gli scarponi e legato il casco allo zaino, imbocchiamo il sentiero 196 attraversando immediatamente, tramite un ponte in legno (q. 440 m.), il Torrente Lucido.
Avanziamo nella boscaglia iniziando subito a guadagnare quota.
Aggirata una dorsale ci inoltriamo nel vallone della Canalonga.
Man mano che procediamo, le alte pareti circostanti si fanno sempre più incombenti e ci chiediamo dove sarà il passaggio per oltrepassarle.
Stiamo percorrendo la Lizza della Canalonga (o del Balzone), ancora ben conservata e riconoscibile in molti punti.
La lizza è una via utilizzata in passato per il trasporto verso valle del marmo prodotto nella cava posta più a monte, nel nostro caso presso il Monte Sagro ad una quota di circa 1100 metri.
Quella della Canalonga fu usata nel XIX secolo e fino alla metà del XX dalla società Walton.
Un passaggio su pendio molto ripido ci conduce ad un tratto di sentiero piuttosto esile ed esposto.
Segue una sezione piuttosto disagevole sul fondo della Canalonga poi ancora a salire ripidamente.
Una corda legata agli alberi aiuta a superare alcuni metri particolarmente erti.
Continuiamo faticosamente a guadagnare quota. Un’altra corda ed eccoci fuori dal bosco.
Ci troviamo sotto l’alta parete del Balzone e ci dobbiamo preparare ad affrontare ora un passaggio più delicato ed esposto.
Indossiamo tutti il caschetto poi attraversiamo lo scosceso pendio tra erba e roccia, anche grazie alla presenza di un cavo di acciaio.
Tra l’erba alta il sentiero diviene meno esposto ma sempre molto inclinato.
Spettacolare la vista sulla lizza che taglia trasversalmente la parete verticale del Balzone. Dovremo passare da lì tra poco.
Avanziamo con notevole vista sulla vallata. Il cielo è, per ora, terso. Solo le vette degli Appennini sono immerse tra le nubi.
Continuiamo e quasi non ci accorgiamo di star camminando nel punto che poco prima credevamo super esposto.
Il tracciato è largo e si può anche rimanere a qualche metro di distanza dal baratro. Sopra la nostra testa la roccia sale strapiombante.
Un altro tratto con un cavo d’acciaio ci conduce all’interno di una forra che si incunea tra le alte muraglie rocciose.
Il paesaggio è cambiato notevolmente, ora più chiuso, ma sempre magnifico.
L’ascesa non accenna minimamente a diminuire di pendenza. E’ incredibile pensare al lavoro fatto tanti anni fa per realizzare l’opera su cui camminiamo.
Rimaniamo sul lato del canyon, incollati ad una parete. Ancora un cavo mentre a fianco del sentiero, ora più stretto e un po’ esposto, il pendio scende a raggiungere il fondo del canalone.
Immersi nel fitto bosco, raggiungiamo il termine dell’angusto passaggio.
La lizza, prima scavata nella roccia, è ora sospesa sopra muri in sasso.
Seguendo le indicazioni di un cartello segnaletico del percorso 196 (q. 1004 m.), abbandoniamo la via di cava per procedere un poco verso l’innesto del sentiero 183.
Tramite una stratta scalinata in pietra, scendiamo al Fosso della Fritteta, lo attraversiamo per poi avanzare parallelamente ad esso.
Incontriamo i resti di un vecchio ponte di pietra e lasciamo anche il sentiero 196 che devia alla nostra sinistra.
Procediamo più o meno in piano su altro percorso artificiale che ci conduce presso quel che rimane di alcuni fabbricati.
Uscendo dal bosco si apre l’incredibile vista verso il vallone della Canalonga.
Sopra noi ancora una parete verticale.
Questo facile tracciato termina nell’ennesimo punto spettacolare, la Terrazza del Balzonetto (q. 995 m.), un punto panoramico sublime con il Pizzo d’Uccello a dominare la sottostante vallata e le case di Vinca, il nostro punto di arrivo. E ancora gli Appennini tra le nuvole.
E ci basta girare lo sguardo e, nonostante il sole negli occhi, ecco apparire l’ardita lizza appena percorsa. Incredibile!
Torniamo sui nostri passi fino a risalire la scaletta in pietra ritornando sull’ampia via che conduce alla cava. La seguiamo riprendendo a guadagnare quota con a fianco il solco del Fosso della Fritteta. Seppur non molto battuto, il percorso è sempre largo ed evidente. Sono presenti anche radi segnavia rossi.
Usciti dal bosco abbiamo alla nostra destra il Monte Borla e un grosso ravaneto mentre davanti, a sud-est, il Monte Sagro.
Raggiunto l’incrocio (q. 1088 m.) con un’altra larga via utilizzata dai cavatori, lasciamo quella che sale verso la cave e il Monte Sagro per imboccare a sinistra il tracciato che verso nord, senza particolari pendenze, ci conduce presso gli edifici del Balzone (q. 1053 m.). Un tempo qui arrivava la teleferica costruita dalla società Walton tra il 1924 e il 1927 per sostituire la pericolosa via di lizza. Per un certo periodo fu, persino, la più grande d’Europa con 1550 metri di lunghezza suddivisi in quattro campate tra cui una di ben 1150 metri con 500 di dislivello. Fu smantellata negli anni ’60 del ‘900.
Proseguendo diritto lasciandoci i fabbricati sulla sinistra troviamo un passaggio nella boscaglia e giungiamo sull’orlo del precipizio tagliato dalla lizza. Splendida la visuale sulla vallata e sul Pizzo d’Uccello. Nella parete opposta si nota anche la balconata a cui eravamo giunti in precedenza.
Dopo una pausa presso gli edifici per uno spuntino, torniamo all’incrocio precedente e riprendiamo la strada marmifera che sale verso monte.
Nei pressi della cava ci innestiamo nel tracciato 139 (ex 39) e, abbandonando il percorso che sale alla Foce di Pianza, invertiamo il nostro senso di marcia ora nuovamente accompagnati dai segnavia bianco-rossi.
Procediamo lungo la “Strada marmifera della Stretta” mantenendo la montagna alla nostra destra. Alle nostre spalle il Monte Sagro.
Rientriamo nel bosco con il tracciato che si stringe mentre aggiriamo Punta Tre Uomini, elevazione posta sulla dorsale nord-ovest del Sagro.
Tocchiamo un bel punto panoramico con Vinca di fronte a noi a meno di 2 km in linea d’aria ma ancora piuttosto lontana tramite sentiero. Dominiamo la Canalonga e sullo sfondo abbiamo la Lunigiana e il Passo della Cisa. Dietro il Pizzo d’Uccello, solo il Pisanino, la massima elevazione apuana, rimane invisibile a causa delle nubi che lo avvolgono.
Superato il Passo dello Zappello (q. 1170 m.) il sentiero inizia la sua lunga discesa, a tratti molto ripida e scalinata.
Tagliamo lo scosceso fianco della montagna. Il sentiero, seppur non stretto, in più punti è esposto. Solo la folta vegetazione rende meno forte il senso di vuoto ma la presenza di un cavetto di acciaio o di una corda è, inizialmente, quasi continua.
Questo tracciato, detto “Sentiero dei Cavatori”, era utilizzato dai vinchesi per andare a lavorare alle cave poste presso i monti Borla e Sagro. In diversi punti si nota il notevole lavoro dell’uomo per realizzarlo con tratti scavati nella roccia.
Quasi costantemente nel bosco, fra tornantini e lunghi traversi perdiamo centinaia di metri di quota.
Raggiunto il fondo della valle, attraversiamo il Torrente Lucido per mezzo di un ponticello un po’ precario che non incute molta sicurezza. Quelli che erano i parapetti li vediamo alcuni metri più in basso, bagnati dall’acqua.
Procediamo con leggeri saliscendi incontrando qualche piccolo fosso.
Circa un km oltre il ponticello troviamo l’asfalto tramite il quale perveniamo comodamente a Vinca anticipata dalla Madonna del Cavatore.
Dalle rovine del vecchio cinema dalle pareti ricoperte di murales, saliamo passando a fianco della chiesa di Sant’Andrea e al lavatoio.
Attraversando le caratteristiche viuzze del borgo, arriviamo al punto in cui erano state lasciate le auto stamattina.
DATI ITINERARIO:
- Escursione effettuata nell’Ottobre 2024
- Durata*: 4h35′ (compreso circa 40′ delle deviazioni per la Terrazza del Barzonetto e il Balzone)
- Tempi progressivi*: Inizio sentiero 196 – Bivio per Terrazza del Balzonetto (1h30′) – Terrazzo del Balzonetto (1h40′) – Bivio per Terrazza del Balzonetto (1h50′) – Bivio per il Balzone (2h00′) – Balzone (2h10′) – Bivio per il Balzone (2h20′) – incrocio con sentiero 139 (2h35′) – Vinca (4h35′)
*I tempi inseriti sono puramente indicativi e corrispondono a quanto indicato nella segnaletica presente in loco integrata, quando assente, da quanto da me impiegato ed escludono eventuali pause per il pranzo, ecc. - Dislivello: +850 m. / -550 m.
- Difficoltà: EE (Escursionisti Esperti)
- Carta escursionistica: 4Land n. 200 – Alpi Apuane 1:25000
- Accesso: Da Carrara salire e oltrepassare di alcuni km Castelpoggio (S.P.73dir) poi deviare a destra per Monzone da cui si sale verso Vinca fermandosi prima dell’inizio dei tornanti che, in oltre 3 km, portano al paese. E’ necessario portare un altro mezzo di trasporto a Vinca (o al punto in cui il sentiero 139 ritrova l’asfalto) oppure utilizzare i mezzi pubblici volendo evitare di percorrere per oltre 3 km la strada asfaltata di accesso al paese.
Dal casello autostradale di Aulla seguire per Fivizzano fino al bivio per Gassano e Gragnola (S.P. 445) poi seguire le indicazioni per Vinca e procedere come sopra descritto. - Trasporto pubblico: Treno fino a Monzone (linea Aulla-Lucca) poi bus Autolinee Toscane – Extraurbani Massa per Vinca (linea L43).
(https://www.ferrovia-lucca-aulla.com/)
(https://www.at-bus.it/it/orari.html#modTimetables_collapseExtraUrbanLine)
COMMENTI E NOTE:
- Percorso a torto poco utilizzato ma estremamente interessante con scorci veramente spettacolari. Sia i punti panoramici che il tracciato della Lizza regalano viste notevoli.
- Qualche passaggio molto ripido è dotato di corda fissa o di cavo metallico così come molti punti esposti. I tratti esposti sono, comunque, abbastanza ampi oppure mitigata dalla presenza della vegetazione.
- Vista l’esposizione di alcuni punti e qualche passaggio delicato, l’itinerario è riservato agli esperti dal passo sicuro e senza forti problemi di vertigini e, comunque, da non percorrere in caso di neve o ghiaccio. Molta attenzione anche in caso di fondo bagnato sia lungo il tracciato di salita che in quello di discesa.
- L’escursione è eseguibile in entrambi i sensi seppure io la preferisca nel senso descritto in quanto il percorso della lizza risulta più panoramico e i passaggi più difficoltosi vengono affrontati in salita.
Altre escursioni pubblicate in zona:
- Giro del Sagro da Vinca (Anello delle 7 foci)
- Monte Sagro passando da Monte Borla e Spallone
- Monte Borla da Piazzale dell’Uccelliera
- Pizzo d’Uccello e Monte Grondilice
- Monte Tambura dalla Val Serenaia
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